Stiamo vivendo un periodo di crisi in cui l’intero “paradigma produttivo” dell’occidente è stato messo in discussione, dove l’asse dell’economia si sta spostando verso oriente e l’economia “di carta” vale sette volte l’economia reale.

 

La crisi ha colpito tutti; tutti hanno cercato di difendersi ma la tempesta ha spostato le abitudini di consumo. L’eccesso è una storia passata, l’abbondanza ha perso il suo status. Lo stesso lusso è sempre più chiuso su se stesso.

In questo contesto si sono verificati drastici cali di consumi e sono nate nuove esigenze a livello di prodotti, canali distributivi e mercati di sbocco.

Pur essendoci sul mercato un’iper-offerta , le proposte tendono a somigliarsi e molti prodotti stanno diventando delle commodities. La grande distribuzione favorisce poche tipologie di prodotto e sempre più marchi «private label».

In questo scenario, le aziende italiane che per cultura e tradizione hanno fatto della «differenziazione» la vera arma competitiva sono nelle condizioni di riavviare un nuovo processo di sviluppo se sapranno portare sui mercati internazionali le loro storie, la culturà del fare, le abilità.

Quello che è certo è che nel mondo c’è ancora molto voglia di prodotti italiani e di quella che viene chiamata l’Italian Way of life.

Per tornare a crescere occorrerà cambiare prospettiva, lo devono fare le imprese con un diverso approccio verso i nuovi mercati, acquisendo dimestichezza con i nuovi format distributivi, lo devono fare tornando ad innovare nel prodotto.

È necessario avere prodotti, che oltre ad essere fatti bene, abbiano la capacità di interpretare le nuove esigenze di un mondo in forte cambiamento. Occorre farlo stando sui mercati, sapendo filtrare queste esigenze con nuovi occhi, con la tradizione, in definitiva con la cultura.

L’Italia nei prossimi anni potrà tornare a giocare un nuovo ruolo se saprà valorizzare il suo straordinario talento nel pensare, realizzare, proporre oggetti e prodotti in grado di sedurre i migliori clienti del mondo.

In sintesi, occorre tornare a fare gli italiani.

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